Ah, l’Italia: il paese del buon cibo, dell’arte inestimabile e… di radioamatori un po’ brontoloni. Sì, avete capito bene. Mentre il resto del mondo si avventura nell’ultima frontiera digitale, sembra che il nostro bel paese stia affrontando un curioso dilemma: l’amore (o la mancanza di esso) per le radio.
Ma non travisare quello che andrò scrivendo di sequito, questo articolo è un esercizio di autoironia accompagnata da riflessioni serie che meritano una chiacchierata. Ma si tratta pur sempre di un articolo ironico, non dimenticarlo e fai un sorriso se magari ti riconosci in qualche atteggiamento. Perché ridere di noi stessi è anche un pò il sale della vita.
Giovani, Radio e Radioamatori: Un Triangolo Non Troppo Amoroso
Iniziamo con un paradosso divertente ma piuttosto indicativo. I radioamatori si lamentano che i giovani non si avvicinino più alla radio con passione e interesse. Ma, oh sorpresa, sembra che siano proprio loro, i custodi del microfono, a non fare molto per essere accoglienti.
Piuttosto che aprire le braccia e condividere la magia delle onde radio, alcuni tendono a vestire i panni del pessimista di turno. “Ah, ai miei tempi…”, inizia il solito discorso, seguito da un elenco di motivi per cui “oggi non è più come una volta”.
Ma potrei andare avanti con:
- “…in radio non parla più nessuno”
- “…sono rimasti solo i vecchi”
- “…non ha senso prendere una CB”
Non è che per caso anche tu ti riconosci in queste affermazioni fatte magari a qualche persona che si era, un minimo magari, interessata?
Ma, diciamocelo, quale giovane sarebbe entusiasta di unirsi a un club che sembra avere più regole di un manuale di istruzioni per il lancio di un razzo condito da un entusiasmo di chi ci è dentro pari a quello di un tizio che sembra diregersi verso il patibolo? Pure io girerei i tacchi e mi darei piuttosto all’ippica.

Innovazione? No, Grazie (Ma Forse Sì)
E poi c’è la questione dell’innovazione. In un mondo che cambia alla velocità della luce, alcuni radioamatori sembrano avere un rapporto complicato con le novità.
Prendiamo “Zello“, per esempio: un’app che trasforma il tuo telefono in una sorta di walkie-talkie, potenzialmente una manna dal cielo per attirare nuovi appassionati.
E invece? “È come usare uno smartphone…. non è radio quella roba la”, dicono. Eppure, non disdegnano di usare ponti radio connessi alla fibra ottica per raggiungere amici dall’altra parte del globo. Un po’ come rifiutare di usare il GPS ma poi chiedere al nipote – tramite whatsapp – di guardare su Google Maps se bisogna girare a destra o a sinistra al prossimo incrocio per raggiungere un luogo.
Eppure lo smartphone è di fatto una ricetrasmittente, ne più e ne meno, che sfrutta i ripetitori (ovvero dei “ponti radio”) per trasmettere in digitale alla fine! E con Zello di fatto si comporta esattamente come una radio.
Semplificare? Mai Sentito
“Perché i giovani non si interessano più alla radio?” si chiedono, grattandosi la testa.
Beh, forse perché ottenere la patente di radioamatore sembra richiedere più studio di quanto sia effettivamnete necessario per l’uso che se ne fa oggi. Qui non si tratta di non voler imparare; si tratta di rendere l’accesso meno arduo per chi vuole semplicemente esplorare un hobby, in regola, senza dover prima diventare un esperto elettrotecnico.

Tutto si sta evolvendo verso quella direzione, ma nel mondo der radiantismo sembra quasi che si voglia continuare sulla strada “sbagliata”. C’è pure chi vorrebbe far “re-introdurre” l’esame di Alfabeto Morse…
Ehmmm… sai perché l’hanno tolto? Perche negli ultimi anni si ritrovavano intere sessioni di esame vuote, prive di partecipanti. Perché la gente è pigra? No… perché i tempi sono cambiati. O vogliamo re-introdurre la necessità di imparare a cavalcare per poter prendere l’esame dell’automobile?
I tempi sono cambiati. E chi non si adatta si estingue.
Il titolo è di fatto una re-interpretazione di un concetto di Darwin. Di esempi ce ne sono ovunque: oggi si prende la patente per l’automobile senza dover per forza essere meccanici e saper dove mettere le mani. Si certo, bisogna sapere che la macchina va a pistoni… ma anche questo probabilmente verrà eliminato (se non è già stato fatto) dal programma di studi visto che il mondo si è evoluto ed ora esistono le auto elettriche, il motore rotativo, le ibride ecc…
E nel mondo del volo? Per prendere una patente per pilotare un Drone, che ti permette di portare degli oggetti a centinaia di metri di altezza e a km di distanza potendo fare danni inestimabili, si studia online e si fa l’esame online con un sistema automatizzato. Quello che si impara è come vola un drone, “cosa si può fare”, “cosa non si può fare” e “perché”. Si insegna a responsabilizzare i futuri piloti per renderli consapevoli.
Nel mondo della radio no. Per prendere la patente devi studiare come un elettrotecnico, sapere come mettere le mani sui circuiti elettrici di una radio, sostenere un esame in aula nell’unica sessione annua che fanno e poi devi aspettare sei mesi per avere l’esito.
Ma sai qual è la cosa buffa? Che molti radioamatori sanno costruirti un’antenna, sanno tutto su impedenze, resistori, armoniche ecc… Ma poi non sanno programmare una radio, usare il menù della stessa o installare ed usare il software sul computer per programmarla perché ha un firmware o tecnologia “moderna”.
Ho adirittura visto dei radioamatori patentati che non sanno programmare una radio PMR! Ma si sentono in diritto di dire che “…gli esami dovrebbero essere più rigidi e severi, non come adesso”.
Ecco… perché non introduciamo negli esami l’obbligo di saper interpretare il menù di una radio per ottenere la patente? Oppure perché obblighiamo tutti i radioamatori a fare un test di revisione ogni 5 anni per vedere se sono al passo con i tempi?
Per chi ha la patente del Drone è una cosa assolutamente normale. Ogni 5 anni si deve rifare tutto l’esame per mantenerla.
Faccio una provocazione: perché non introdurre questo obbligo anche nel radiantismo visto che i “custodi del microfono” sono i primi a dire che ottenere la patente è una cosa seria e che per usare le frequenze radio serve molta responsabilità e competenze? Non so perché ma sono abbastanza certo che ora molti brontoloni stanno storcendo il naso o girando la testa dall’altra parte. Questo atteggiamento ha un nome e si chiama “ipocrisia”.
Io la butto la eh…. non sarebbe più semplice aprire le porte a una formazione più accessibile e a una licenza più semplice per chi non ha aspirazioni di diventare il prossimo Marconi ma vuole semplicemente “usare una radio in modo consapevole”?
E non prendiamoci in giro. Lo so che anche voi radioamatori fate sempre più spesso capatine sui 446 (PMR) perché almeno li qualcuno con cui chiacchierare lo trovate. Ed indovinate un pò perché quella banda si sta popolando? Forse perché è più facile accedervi dopo il decreto semplificazione?

Club Esclusivi e Le Regole Non Scritte
E ora, un momento di sincerità: i club e i gruppi di radioamatori possono essere fantastici luoghi di incontro e condivisione. Tuttavia, quando questi diventano circoli esclusivi, con l’ingresso vietato a chi non fa parte del giro di amicizie, è facile capire perché alcuni possano sentirsi esclusi.
“Vieni a trovarci!” dicono, ma dimenticano di aggiungere “se sei uno di noi”. Un po’ come essere invitati a una festa, ma solo se si conosce la stretta di mano segreta.
Bisogna essere più aperti perché è la condivisione ed inclusione che mette la benzina alle passoni per esplodere e rinascere.
La Legge, Questa Sconosciuta (Ma Solo Per Gli Altri)
Infine, non possiamo ignorare l’ironia suprema: il rispetto delle regole.
Mentre alcuni radioamatori sono pronti a lanciare anatemi su chi osa superare i sacri limiti di potenza di 0,5W con apparati PMR, sembrano dimenticare che anche loro, a volte, flirtano con le frequenze in modi non proprio ortodossi. “Solo i radioamatori possono usare quegli apparati!”, proclamano, mentre la loro stazione trasmette in bande e potenze proibite con la leggerezza di un gatto che si avventura in un cortile altrui.
E guai a dire che hai cambiato l’antenna al PMR (certi modelli lo permettono) o che ti sei procurato una PMR Veicolare: la legge è chiara, sono dispositivi fuori norma e quindi sei un delinquente e meriti gli insulti pubblici.
Ma solo se li usi eh! Perché il possesso è consentito… è l’uso che è vietato… Infatti li vendono e li puoi acquistare regolarmente. E se io ce l’ho in auto (il veicolare) o in mano (il PMR con l’antenna modificata) significa che lo sto usando? Ehmmm… no…. Esattamente come non mi mettono la multa se sto seduto dentro un’automobile ferma anche se sono senza patente e gli ho messo la marmitta non omologata.
Siamo chiari… la legge è quella, non si dicute, ma cerchiamo di essere anche delle menti pensanti. Le leggi possono anche essere sbagliate o insensate, a volte semplicemnete “scritte male” e quindi non esprimere la volontà del legislatore come è abbastanza chiaro anche in questo caso.
Ciò non evita una possibile multa se il controllore di turno ti coglie con le mani sulla marmellata mentre usi la radio in questo modo (tuttavia ormai si rendono conto pure loro dell’idiozia della cosa visto che comunque stai trasmettendo su bande dove hai la libertà di farlo), ma non giustifica o autorizza qualcuno a diventare lo “sceriffo della contea” per accusare chi – comunque – sta trasmettendo sulle frequenze libere.
Diamoci una calmata. È giusto avvertire il neofita di turno, ma non facciamone un dramma. È solo questione di tempo, qualche sentenza che da ragione a chi viene multato, che fa giurisprudenza, e poi tutti potremmo fare quello che di fatto già facciamo.
Conclusione: Un Invito al Cambiamento

Non fraintendetemi: il mondo dei radioamatori è ricco di storia, passione e conoscenza. Ma forse, per fare in modo che questo hobby non solo sopravviva ma prosperi, è tempo di aprire un po’ le finestre (e magari anche le porte) e la mente.
Invitare i giovani a esplorare le onde radio con meno giudizio e più entusiasmo, abbracciare l’innovazione come un’amica piuttosto che come una nemica, non ingigantire questioni ridicole, e forse, giusto forse, rendere un po’ più facile entrare in questo mondo affascinante.
Dopotutto, chi sa? Magari il prossimo Marconi sta solo aspettando un invito a giocare con le onde, appassionarsi per poi fare una scelta consapevole senza dover prima superare un esame di elettrotecnica.